domenica 14 febbraio 2021

La faccenda degli studi "Turnaways"

Sono diverse le ostetriche e i medici ginecologi che, cercando di alzare polvere attorno all'aborto, nominano gli studi "turnaways". Tuttavia c'è una disamina molto importante su questi fantomatici studi, la cui vicenda è interessante. Suggeriamo la lettura del seguente articolo, che spiega quanta ideologia ci sia dietro i cosiddetti 'pro-choice'.


La 194 non elimina gli aborti clandestini

L’INCHIESTA DI REPUBBLICA PRENDE ATTO DI UN DATO: LA LEGGE 194 ’78 CHE HA PERMESSO L’UCCISIONE LEGALE DI QUASI SEI MILIONI DI BAMBINI IN 35 ANNI NON È SERVITA NEMMENO A CANCELLARE L’ABORTO CLANDESTINO NEL NOSTRO PAESE.


L’inchiesta di Repubblica sul numero effettivo degli aborti clandestini in Italia prende atto di un dato: la legge 194 del 1978 che ha legalizzato l’aborto e che ha permesso l’uccisione legale di quasi sei milioni di bambini in questi 35 anni non è servita nemmeno a cancellare l’aborto clandestino nel nostro Paese.

Repubblica rivela un dato che – a leggere le statistiche ministeriali – già emergeva con chiarezza: il Ministero si rifaceva ad una fumosa statistica che quantificava in 15.000 – 20.000 gli aborti clandestini delle donne italiane; tenuto conto dell’aumentato numero degli aborti legali effettuati dalle donne straniere e rilevando che i procedimenti penali per aborto clandestino riguardavano soprattutto cittadini stranieri, non è affatto difficile giungere alla cifra di 50.000 aborti clandestini l’anno che il quotidiano indica. Forse sono ancora di più.

La Ella One: il parere del Comitato Verità e Vita

COMUNICATO STAMPA 224

Il provvedimento con cui L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato la vendita della “pillola dei cinque giorni dopo” alle minorenni senza necessità di prescrizione medica si comprende appieno se si tiene conto di quanto previsto dalla legge 194 del 1978 che ha legalizzato l’aborto. Quella legge, che proclama il diritto alla procreazione cosciente e responsabile interpretandolo come libertà di aborto, presenta l’uso dei contraccettivi come l’unico strumento di prevenzione, tanto da prevedere che il medico che esegue l’aborto sia “tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite” e da promuovere corsi di aggiornamento del personale sanitario sui metodi anticoncezionali. La legge ha ben presenti i minorenni: prevede, infatti, che la somministrazione dei contraccettivi da parte delle strutture sanitarie e dei consultori sia “consentita anche ai minori”, ovviamente all’insaputa dei genitori. Del resto, in base a quella legge, le ragazze minorenni possono abortire all’insaputa dei genitori, a ciò supportate dal consultorio.

sabato 13 febbraio 2021

Cosa vuol dire "terapeutico"?

Questo è un post difficile, non so cosa succederà dopo che lo avrò scritto.
Sono giorni che ci penso, vediamo come va.
Sto cominciando a pensare che la gravidanza, medicalizzata come è oggigiorno, sia molto più difficile ed impegnativa di un tempo.
Adesso si fanno esami su esami per verificare che il bambino sia sano.
Legittimo, direte voi: certissimo, rispondo io, se la visione con cui si fanno questi accertamenti è "salvifica", non "distruttiva".
Mi spiego meglio.
Un tempo la gravidanza era avvolta nel mistero. Non era una malattia ma una situazione transitoria, al termine della quale nasceva un bambino.
Il bambino era accolto e vedeva la luce tra le braccia dei genitori: certe volte , tra le loro braccia moriva anche. Il dolore era grande, immenso, ma la natura poteva permettere anche questo.
La morte avveniva con dignità e rispetto, in un clima di dolore ma di amore.

Il dolore perduto

 L’aborto volontario è un tema spesso ignorato e misconosciuto dalla cultura medica e sociale, soprattutto se consideriamo l’impatto psicologico che questo evento ha sulla donna. L’articolo che segue valuta la letteratura presente sulla psicologia del lutto nel post- aborto, e offre spunti di riflessione sul lutto e sulla gestione dei principali sintomi luttuosi.


La radice etimologica della parola aborto è nel termine latino abortus, da ab-orior, letteralmente “venir meno nel nascere, non nascere, morire”; con questo termine, che è il contrario di orior, nascere, si intende dunque la fine del percorso vitale del bambino in utero.
Letteralmente aborto significa morto, perduto. La parola morto richiama inevitabilmente un altro termine, lutto, anch’esso derivante dal latino luctus (da lugere, piangere) ovvero pianto, afflizione profonda causata dalla perdita di una persona cara.
Morte – lutto descrivono una buona parte del vissuto esperienziale dell’aborto, quando cerchiamo di capire cosa accade nell’intimo di una madre, ( e alcune volte, ancora troppo poche, di un padre) quando si sceglie di interrompere una gravidanza, e dunque un processo di genitorialità.