C'è la sofferenza per l'aborto chirurgico del primo trimestre, c'è l'aborto del secondo semestre erroneamente definito "terapeutico", aborto da pillola del giorno dopo, aborto da pillola dei cinque giorni dopo, aborto farmacologico da RU486, aborto collegato alla fecondazione extracorporea.
Sulla 'pillola del giorno dopo' o dei 'cinque giorni dopo', si sta volontariamente confondendo la contraccezione con la contragestazione: non esiste la contraccezione d'emergenza, ma si tenta di cambiare il linguaggio per addolcire 'la pillola'. Parimenti accade all'aborto 'terapeutico' che non cura la madre, né tantomeno il bambino.
Di chi si parla quando si nomina e si tenta di far chiarezza sul post-aborto? Della donna; ma anche del padre che abbia o non abbia appoggiato l'aborto; ma anche dei bambini già nati magari alle prese con le sofferenze di una mamma, oppure di quelli non ancora nati, messi al mondo per 'rimpiazzare' la perdita; tanti i nonni che spingono o non spingono ad abortire oppure i genitori che per legge possono non sapere che la propria figlia minorenne ha abortito (con provvedimento del giudice tutelare) e si ritrovano a non comprenderne alcuni comportamenti. Per ultimo il personale sanitario obiettore e non obiettore.
Quale figlio è stato abortito?
Il primo in assoluto,
Il primo fuori dal matrimonio,
Il primo durante il fidanzamento con la persona che poi si è sposata,
Non il primo ma non si dice,
Un figlio malato,
Un figlio 'terminale',
Un figlio concepito con PMA, poi risultato malato.
E di quale coppia stiamo parlando? Adulti, minorenni, coppie fisse, coppie casuali, coppie sposate con altri figli...
La complessità è enorme, e l'aborto non avviene mai all'interno di un vuoto relazionale: sono diverse le persone che possono esserne influenzate anche se non direttamente condividono l'evento. Non è mai automatico che si riesca ad aiutare una persona che ha vissuto questa esperienza, perché ognuno è diverso, ogni vissuto è differente e accogliere ogni singola situazione è professionalmente non semplice (liberamente ispirato a questo video)
Riteniamo fondamentale che non ci si rivolga a persone (se pur operatori sanitari) che hanno un'opinione ideologizzata, poiché è necessario essere accolti sempre, nel dolore. Quando si parla di aborto, la sofferenza può esserci ma potrebbe essere necessario mascherarla, se fino a un certo momento si è creduto che l'aborto non fosse nulla d'importante. Accade che siano tante le donne che vivono la lotta per il diritto all'aborto da una parte della barricata, ma una volta provato sulla propria pelle cambino idea e siano costrette a tacere per non venire meno alla propria ideologia o temendo di essere escluse dal loro mondo. Occorre delicatezza e accoglienza. Occorre amore infinito per la verità. Occorre sapere che si è amate.