domenica 30 maggio 2021

La dignità dell'uomo e la sua natura sociale

Partiamo da un presupposto che si possa considerare condiviso: gli esseri umani hanno valore in sé e non devono essere mai trattati come mezzi, in particolare non è lecito ucciderli solo perché, pur innocenti, arrecano disturbo a qualcuno. La semplice esistenza di una persona non può essere considerata un problema. Chi non la pensa così è un mostro cinico ed opportunista che, solo per questo, non è assolutamente credibile come difensore delle cause altrui, che evidentemente sposa solo per interesse personale.

Naturalmente se una persona ritiene che nulla abbia un senso di per sé e che le altre persone siano importanti solo finché tornano utili, è perfettamente coerente nel non ritenere l’aborto un dramma, vorremmo solo che lo ammettesse, con tutte le devastanti conseguenze che vedremo a breve, rinunciando alla sua maschera da “buono” e ad inquinare le informazioni sulla questione. Comunque anche da un punto di vista strettamente pragmatico la difesa dell’aborto potrebbe essere la cosa più sensata, infatti l’uomo è un animale sociale e vive e prospera solo in una società, per quanto piccola, ma allo stesso tempo compete per le risorse con altre specie. Ne consegue che l’essere umano deve riservare un trattamento speciale agli altri esseri umani, che non possono essere parificati agli altri animali. Ora, per ottimizzare il funzionamento della società è necessario che l’assistenza agli altri esseri umani sia incondizionata, indipendente da ulteriori criteri di valutazione, perché solo in questo modo ogni essere umano si sentirà al sicuro e sarà cooperativo, facendo funzionare bene la società. Questo significa che ogni criterio di valutazione aggiuntivo, basato sulla lucidità mentale, sulla capacità di soffrire, ecc, è come una piccola crepa che piano piano si allargherà facendo crollare rovinosamente la diga. Oggi uno può decidere che un gruppo umano non dev’essere tutelato, ma quando illustrerà le sue ragioni qualcuno si accorgerà che valgono anche per altri gruppi umani, ecc. Nessuno è al sicuro.
La storia della civiltà è una storia di inclusività: sin dall’alba dei tempi esiste il principio per cui tra pari ci si debba rispettare sotto certi riguardi, ciò che è cambiato nel corso dei secoli è l’estensione di questo gruppo di pari, un processo che è avvenuto perché evidentemente è logico, razionale, sano, benefico. Come sarà chiaro anche nel seguito, se feti ed embrioni non sono al sicuro, non lo saranno sul lungo termine nemmeno altre categorie di persone. La finestra di Overton, lo abbiamo già sperimentato tante volte, non è fantasia ma realtà.