Cosa può dirci la scienza
A chi volesse credere ingenuamente che sia stata la scienza a stabilire che entro tre mesi il concepito non è un essere umano, o addirittura non è vivo, invitiamo ad indicare gli studi e le ricerche a sostegno di questa tesi. La scienza produce per definizione affermazioni controllabili, quindi chi vuole scomodarla dev’essere in grado di esporre i suoi risultati, senza trincerarsi dietro autorità indiscutibili. La verità è che nessuno scienziato dirà mai che l’embrione non è vivo, e che comunque vita e umanità sono concetti filosofici che lo scienziato utilizza prendendoli da un sostrato già dato, non un risultato ottenuto dall’attività di ricerca.
Si deve ben comprendere cosa sia la scienza. La scienza è un metodo di ricerca che confronta ripetutamente modelli teorici con dati empirici, raccolti in condizioni controllate definite esperimenti. La verifica può portare ad una conferma, quando si presenta effettivamente un fenomeno che il modello prediceva, o ad una confutazione, quando il fenomeno atteso non si presenta, e in tutto ciò quello che la scienza ci fa acquisire è “solo” la capacità di prevedere o produrre fenomeni, null’altro. Non esiste un risultato che possa dirsi certamente conclusivo, perché un modello che ha ricevuto solo conferme potrebbe ricevere prima o poi una smentita che imporrebbe come minimo una correzione. Stando così le cose, la scienza può solo prendere atto di ciò che si osserva in natura e ipotizzare una rete di relazioni in grado di render conto di come si presentano i dati (e il modello adottato, pur essendo efficace, non è in sé la realtà, visto che due modelli diversi possono spiegare altrettanto bene lo stesso insieme di dati, e visto che prima o poi un modello che fino ad un certo punto ha funzionato potrebbe mostrare dei limiti che inizialmente non aveva). Applicando ciò che abbiamo appreso sulla scienza alla questione dell’aborto cosa emerge? Che la scienza a rigore non può dirci se l’embrione è umano o anche solo vivo, ma solo se presenta o meno certe caratteristiche empiricamente verificabili. Se poi queste caratteristiche sono compatibili con le definizioni di vivo e umano, allora diremo che l’embrione è vivo ed umano, ma queste definizioni non possono scaturire dal lavoro dello scienziato, il quale, quando le usa, le prende in realtà in prestito dal mondo della speculazione filosofica.
Ad ogni modo, i dati scientifici sono concordi nell’attribuire a embrione e feto quelle caratteristiche che la filosofia, e non la scienza, usualmente attribuisce all’essere umano vivo.
A chi non riesce a convincersi di ciò, persuaso del fatto che il limite dei tre mesi posto dalla legge debba avere una base scientifica, ricordiamo che in altri paesi i limiti sono diversi, mentre le osservazioni scientifiche dovrebbero essere replicabili in ogni parte del mondo allo stesso modo. Come mai, se la base della legge è la scienza, la legge varia con così tanta facilità da un paese all’altro?