domenica 30 maggio 2021

Aborto e obiezione di coscienza

Chiudiamo con un argomento diverso ma connesso al principale: l’obiezione di coscienza.Tanto per cominciare non è affatto vero che gli obiettori sono talmente tanti da rendere impossibile o quasi abortire, si tratta di una menzogna propagandistica. La cosa non ci interesserebbe nemmeno, perché naturalmente riteniamo l’aborto ingiusto e quindi sarebbe un bene che le donne non riuscissero a compierlo, ma comunque una donna che decide di ricorrervi dev’essere pronta a farsi anche un viaggetto in treno, come minimo, nell’eventualità assai improbabile che dalle sue parti non si trovi un medico non obiettore.
Veramente assurdo che si pretenda la scomparsa dei medici obiettori sulla base di queste argomentazioni, perché l’obiezione di coscienza è tutelata dalla stessa legge che consente l’aborto, e perché in caso di penuria di operatori dell’aborto le accuse dovrebbero essere rivolte al sistema sanitario nazionale che deve organizzarsi per garantire il servizio, non ad onesti ginecologi che hanno scelto di tutelare la vita. Assurdo blaterare che gli obiettori lavorerebbero di meno, perché mentre non fanno aborti faranno altro, e mentre i non obiettori faranno aborti, il resto del lavoro che avrebbero potuto fare sarà fatto da altri, senza contare che in entrambi i casi il tempo lavorativo verrà sempre pagato. C’è chi dice che un obiettore, sapendo di non voler fare aborti, dovrebbe evitare di studiare per diventare ginecologo, e che la legge che consente l’obiezione di coscienza è stata fatta per venire incontro a quelli che all’epoca erano già ginecologi, e che avrebbero potuto trovarsi tutto ad un tratto in una situazione spinosa per la propria coscienza che non avrebbero potuto prevedere. In realtà però un ginecologo può avere una crisi di coscienza in qualsiasi momento della sua vita, e dunque anche all’apice della sua carriera, e quindi potrà sempre succedere che una persona diventi ginecologa convinta di voler fare aborti per poi cambiare idea mentre oramai è già in attività. Questo significa che quelle presunte condizioni che giustificarono l’obiezione di coscienza nel momento di promulgazione della legge in realtà non sono cessate ed esistono perennemente, mantenendosi sempre valide. Fa comunque ridere l’idea che le stesse persone che lamentano una falsa scarsità di medici disposti a fornire il servizio abortivo siano poi disposte a privare le donne di un grandissimo numero di ginecologi, solo perché tra i servizi da loro offerti non rientra l’interruzione di gravidanza. Se non è un danno inferto alle donne questo non sappiamo quale altro possa esserlo.
Comunque a chi dice “Sei obiettore? Non fare il ginecologo, perché se fai il ginecologo sai che potresti dover effettuare degli aborti!” si potrà sempre rispondere “Non vuoi figli? Non fare sesso, perché se fai sesso sai che potresti diventare un genitore!”

Comunque il concetto di “vicino” è soggettivo e deformabile a piacimento per fini propagandistici, quindi non si deve prestar fede ai racconti di donne che hanno trovato difficoltà ad abortire, ma al massimo ai racconti di donne che, data la difficoltà ad abortire, sono state costrette a tenersi il bambino o a ricorrere al fai da te. Stranamente storie di questo tipo non se ne sentono, evidentemente proprio perché sul territorio italiano il medico abortista non si trova più lontano da qualsiasi altro tipo di servizio, compresi molti servizi di maggior necessità e urgenza, poi è logico che per opportunismo si può, di volta in volta, ridefinire come più conviene la distanza minima per cui una cosa può essere considerata vicina. Parlando con certe persone si finisce col sentir dire che il medico abortista dovrebbe trovarsi sotto casa della donna che ne necessita!
Si noti comunque come l’attivista che incolpa lo stato di non investire risorse per migliorare questo tipo di servizio, disattendendo nei fatti la legge, non alza mai la voce per denunciare la mancanza, questa vera, di tutto un sistema che cerchi di dissuadere la donna dall’abortire e di evitare che l’aborto venga utilizzato come strumento di controllo nascite. Ricordiamo che la legge prevederebbe anche questo tipo di servizi e interventi, ma nei fatti non ci sono operatori che svolgano questi compiti e se qualcuno prova a rimediare facilmente viene attaccato e accusato di non rispettare le donne.

Quanto gli attivisti pro-aborto tengano alle donne è dimostrato dalla soddisfazione con cui hanno accolto le nuove disposizioni secondo le quali le donne potranno abortire farmacologicamente a casa, da sole. Questo provvedimento lascia le donne da sole in un momento delicatissimo dal punto di vista medico e psicologico, si tenga presente che questi farmaci non sono privi di rischi e controindicazioni, che il loro effetto a prescindere è comunque nella maggior parte dei casi uno shock per il corpo, e che la donna si troverà probabilmente a dover vedere il frutto del suo aborto immerso in un lago di sangue e a doverlo scaricare personalmente nel water (attenzione perché, per l’intervallo di tempo in cui il farmaco può essere assunto, l’embrione può essere sufficientemente formato da avere l’aspetto di un piccolissimo bambino, l’immagine che queste donne dovranno sopportare sarà di una violenza inaudita).
Ironico che ad esultare per questo siano le persone che in tutti questi anni hanno sempre difeso l’aborto sostenendo che quando si era costretti ad effettuarlo clandestinamente le donne andavano incontro a pericoli per la salute e ad una penosa solitudine.

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