Un’altra cosa da chiarire, anche se è imbarazzante doverlo fare, tanto dovrebbe essere ovvia, è che legale e giusto sono due cose diverse, essendo il primo un concetto giuridico e il secondo un concetto morale, e che le questioni di bioetica non sono propriamente scientifiche quanto piuttosto filosofiche. Se ciò che è legale fosse anche automaticamente giusto moralmente dovremmo concludere che era giusto impedire gli aborti, prima che fossero legalizzati, o che tornerà ad essere giusto qualora gli antiabortisti riuscissero a renderli nuovamente illegali (e dunque perché ostacolarli nella loro campagna?). Se la legge esprimesse il bene morale dovremmo smettere di parlar male di sistemi politici e sociali del passato che consentivano delle cose che oggi riteniamo nefande (pensiamo al regime nazista, per dire il più ovvio), ma la verità è che dovremmo addirittura considerare che bene e male, in sostanza, variano non solo nel tempo, ma anche in base a latitudine e longitudine, visto che in alcuni paesi sono permesse cose che in altri sono vietate. Dovrebbe essere ovvio a chiunque che la legge è una convenzione adottata dagli uomini in base, certamente, a ciò che i più ritengono moralmente giusto (senza che questo implichi che questa maggioranza abbia torto o ragione sulle varie questioni), ma anche a tanti altri fattori. Poi, a voler essere pignoli, la legge italiana considera chiaramente l’aborto un male, limitandosi a considerarlo tollerabile in alcuni casi (in teoria molto più ristretti di quelli che effettivamente avvengono nella pratica) per il timore che senza una minima concessione possano avvenire cose peggiori. Una cosa sciocca tra l’altro, perché per tutelare un numero di donne che altrimenti si esporrebbero a pericolosi aborti clandestini si è permessa l’uccisione di un numero di gran lunga maggiore di esseri umani. Soprattutto considerando che il numero di aborti clandestini prima della legalizzazione dell’aborto è stato sicuramente gonfiato dalle parti politiche interessate alla legalizzazione, e che la legalizzazione e normalizzazione stessa dell’aborto ha creato sicuramente una cultura più incline ad esso, inducendo molte più donne a prenderlo in considerazione e quindi a praticarlo. Faccio solo presente che l’aborto, implicando la soppressione di un essere umano, è un male in sé, non una semplice pratica pericolosa, dunque non andrebbe legalizzato nemmeno se la sua proibizione portasse alcuni a farlo comunque correndo maggiori rischi. Non legalizziamo lo stupro solo perché c’è gente che stupra lo stesso in barba alla legge, non legalizziamo l’eroina solo perché nonostante il divieto esistono comunque gli eroinomani (eppure anche in questo caso il contesto dell’illegalità espone a rischi e problemi aggiuntivi), non rinunciamo ad aiutare i depressi con inclinazioni suicide solo perché esisteranno sempre persone che sfuggiranno alle cure altrui togliendosi la vita. Del resto accettare discorsi di questo tipo significa accettare dei ricatti morali e creare pericolosi precedenti: lo stesso aborto è stato reclamato da persone che praticavano aborti clandestini per poi venire a dire che erano pericolosi e andavano combattuti! In pratica creavano loro il problema per far credere che ciò che chiedevano, la legalizzazione dell'aborto, fosse una soluzione. Un discorso simile lo fanno i mafiosi quando vanno a chiedere il pizzo al negoziante in cambio della protezione del suo negozio (protezione che non servirebbe, se non ci fossero loro a minacciare ritorsioni naturalmente).A chi dice che l’aborto oggi non potrebbe essere proibito senza causare pericolose tensioni sociali rispondiamo che intanto è discutibile, perché è la legge stessa che permettendolo contribuisce alla percezione della sua normalità e necessità , e poi che se anche questo fosse vero, lo sarebbe per colpa delle molte persone che al momento non sono più in grado di fare la cosa giusta. Ne consegue che l’attivismo pro-life è giustificato, nonché doveroso, perché mira a ridurre l’ignoranza delle persone tramite l’informazione, la debolezza delle madri tramite iniziative di sostegno finanziario, psicologico, medico e sociale, ecc. Dal momento che l’aborto non ha mai cessato di essere comunque una cosa sbagliata, la strada da percorrere non può che essere questa, quella della sensibilizzazione. Il timore delle tensioni sociali è dunque infondato, la legge infatti potrebbe cambiare solo in corrispondenza di un mutamento del sentire collettivo a favore dell’abolizione dell’aborto.